lunedì 29 ottobre 2007

Che cosa significa essere di Destra o di Sinistra?

Si sente dire da più parti che la distinzione tra destra e sinistra non ha più significato, che non è in grado di descrivere la complessità del mondo politico contemporaneo e che bisognerebbe quindi sbarazzarsene.
Le categorie di destra e sinistra, tuttavia, hanno giocato e continuano a giocare un ruolo fondamentale nel linguaggio politico e giornalistico così come in quello quotidiano e popolare. Quando vogliamo sapere qualcosa sull’orientamento politico di una persona la prima cosa che domandiamo è se è di destra o di sinistra. Quando discutiamo di politica assumiamo che tra destra e sinistra ci sia una differenza e spesso litighiamo per difendere una delle due parti in causa.
Quando ci diciamo di destra o di sinistra abbiamo in mente qualcosa anche se forse non saremmo in grado di esplicitarlo in modo chiaro e preciso.
Si fa un grande uso della distinzione nei giornali, alla televisione, alla radio per non parlare dei libri o delle riviste di politica, sociologia e quant’altro. Una celebre canzone di Giorgio Gaber si chiama Destra-Sinistra e vi si leggono affermazioni di questo tipo “Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra” oppure “ una donna emancipata è di sinistra,
riservata è già un po' più di destra”. Recentemente è uscito un libro dal titolo “Gesù era di destra o di sinistra?” Sempre poco tempo fa due economisti di chiara fama hanno scritto un pamphlet intitolato ”Il liberismo è di sinistra”.
Sembra allora che si faccia ancora un grande uso dei concetti di destra e sinistra e che essi conservino quindi un qualche significato per quanto vago e confuso questo possa essere.
E’ questa per esempio l’opinione di Norberto Bobbio, uno tra i più autorevoli filosofi del diritto e della politica del Novecento. In un libricino di poco più di cento pagine destinato a diventare un best-seller sull’argomento, Bobbio difende la distinzione in questione e lo fa proponendo un criterio contestato e contestabile, ma indubbiamente semplice ed efficace: la sinistra cerca sul piano morale e politico ciò che rende gli uomini uguali o ciò che può ridurre le disugualianze; la destra pensa che le disuguaglianze siano ineliminabili e anzi che non se ne debba necessariamente auspicare la soppressione.
Prima e dopo di Bobbio sono stati proposti altri criteri: l’opposizione tra destra e sinistra sarebbe, per fare qualche esempio, l’opposizione tra religione e ateismo, tra conservatori e progressisti, tra tradizione ed emancipazione, tra realismo e utopismo, tra violenza e non violenza, tra fare il bene per sé e fare il bene degli altri.
Sono molti però coloro che pensano che la dicotomia destra-sinistra abbia fatto il suo tempo; per fare un nome, Marcello Veneziani, intellettuale di destra, non condivide l’opinione di Bobbio e scrive “Destra e sinistra come le ha descritte e classificate Bobbio nel suo fortunato pamphlet, forse non sono mai esistite; certo non esistono più adesso” (M.Veneziani, Sinistra e Destra).
Veneziani pone alcune domande: il federalismo è di destra o di sinistra? Il liberalismo è di destra o di sinistra? Le contrapposizioni tra comunitari e individualisti, elitisti e populisti segnano una distinzione tra destra e sinistra oppure le attraversano? Temi come l’ambientalismo, il nucleare, la manipolazione genetica stanno a destra o a sinistra? Domande come queste dovrebbero, secondo Veneziani, indurci a mettere in discussione, se non a rifiutare, l’idea che l’opposizione concettuale in questione sia in grado di interpretare adeguatamente l’universo politico contemporaneo.
Non è certo questo il luogo per decidere chi ha ragione ma una cosa sembra essere fuori dubbio: per quanto si cerchi di andare oltre la destra e la sinistra pare che la storia di questa dicotomia sia destinata a durare ancora a lungo.
Giulia

15 commenti:

Lord Russell ha detto...

La mia opinione, in breve, è questa: il superamento dei concetti destra e sinistra mi sembra sia iniziato con la caduta delle ideologie. Il problema a questo punto è "cosa c'è dopo questa dicotomia?"; si possono dare due risposte, in cui la prima consiste nel dire "effettivamente non c'è niente", la seconda richiama una nuova dicotomia. Di una cosa però sono abbastanza sicuro: la differenza tra destra e sinistra permane ancora a livello non tanto dei politici ma di elettorato. Quello di sinistra è generalmente più colto e si richiama, più o meno esplicitamente, ai grandi intellettuali italiani. La destra del resto non può vantarsi certamente di uomini di grande prestigio e quei pochi che ci sono (come Montanelli) sarei restio a definirli propriamente di destra.

metaclub ha detto...

E' vero che spesso le persone di sinistra sono più colte e forse intelligenti; ma c'è una sorta di conformismo di sinistra, anzi si potrebbe chiamarlo dogmatismo di sinistra secondo cui quello he dice "la sinistra" è sempre vero, giusto etc e la destra è fatta solo a un insieme di imbroglioni e imbecilli...
Ora è vero che la destra(attuale) italiana non è certamente "elevata" culturalmente, ma penso possa esistere a livello teorico una destra "intelligente"...Ovviamente qui presuppongo che ci sia un qualche significato più o meno preciso del termine "destra" e questo è tutt'altro che pacifico.

Dee-Ann ha detto...

Mi sto chiedendo in base a quale criterio si possa distinguere una cultura di sinistra e una di destra, elevando con tanta certezza la prima?
Non credo sia necessario ricordare i contributi dati da illustri personalità quali Machiavelli,D'Annunzio o da movimenti come quello futurista,che ha riportato l'arte italiana ad un livello di universalità.
A parte ciò e tornando al presente vi chiedo quale sia , e se in fondo ci sia, il senso comune di una cultura di sinistra e di una di destra...

Lord Russell ha detto...

Risposta a dee-ann: Oddio, non so se Macchiavelli possa proprio essere considerato di destra. Sarebbe un po' come domandarsi se Aristotele fosse comunista o liberale! Queste contrapposizioni sono infatti meramente contestuali visto che appartengono a un determinato evento storico (cfr. la rivoluzione francese).
Ovviamente dimenticavo una cosa che tu hai ricordato: l'unica cosa che è stata in grado di produrre la destra in Italia è quell'aberrazione che è il fascismo. Ovviamente questo non significa sostenere che c'è un arte buona e un'arte cattiva o magari degenerata. Dico solo che quando certi intellettuali hanno creduto di trovare qualche riferimento nel fascismo hanno appoggiato la violenza delle folle e non certo una politica culturale come credevano. E' emblematico il pentimento di Gentile (che non era certo un comunista!).

Xmetaclub: può darsi che ci sia un conformismo di sinistra.Chi lo nega? Ma se andiamo a caccia di conformismi credo che ne troveremmo sempre da tutte le parti. A livello teorico o meglio potenziale sono possibili tante cose ovviamente. E' possibile anche una destra fatta di persone capaci, ma temo che nella realtà siamo molto distanti.

Leonardo ha detto...

Penso che sia soprattutto in Italia che la cultura si è identificata con la sinistra, non tanto in altre realtà, come quella anglosassone o francese.
Una lunga e complessa serie di motivazioni storiche hanno portato un vecchio partito - il Pci - a interessarsi alle vicende culturali italiane e a costituire il fulcro centrale di gran parte dell'ambiente intellettuale italiano per un lungo periodo del Novecento. Grandi intellettuali e artisti hanno sentito la necessità di doversi confrontare e scontrare con questa ingombrante presenza, si può andare da Calvino, a Pasolini, da R. Rossanda a Sanguineti; tutti questi però non erano sottomessi a una dialettica culturale imposta da una forza politica, ma piuttosto trovavano nell'impegno di un partito la controparte a cui far riferimento. Non era cioè il Pci a dettare la linea, ma gli artisti ad andare incontro al partito. Questo probabilmente perchè le tematiche che caratterizzavano molti di questi intellettuali erano attente ai problemi che manifestava la società dell'epoca, terreno sul quale le forze politiche di sinistra erano già attive (e non esisteva solo il Pci). Invece gli intellettuali di destra hanno sempre avuto un atteggiamento distaccato, più introspettivo, meno votato al lato "pubblico" della loro produzione, così come anche molti partiti di destra hanno sempre fatto. E questo fenomeno ha portato a una particolare dicotomia tra società e mondo della cultura, con una evidente sproporzione tra le parti - destra e sinistra - che nei due settori erano rappresentate in modo molto diverso.
Ad esempio bisognerebbe pensare a quel gran movimento culturale che si ebbe nel '68, pareva che tutta la società italiana - dall'intelletuale all'operaio - fosse pronta al cambiamento, e invece sotto quella enorme carica "rivoluzionaria" stava ben nascosta la cosidetta "maggioranza silenziosa", sicuramente tendente a destra, o almeno al centro, non di certo impegnata, engagée, poco visibile; però, proprio questa maggioranza poi determinava l'andamento politico italiano, nonostante l'apparenza fosse quella di una dominate cultura di sinistra.
Ecco il mio tentativo di dare spiegazione dello strano rapporto a cui siamo abituati tra cultura e politica, a destra come a sinistra, con la conseguentre abitudine a immaginare la cultura (italiana) come fenomeno "di sinistra" e quindi, per questo, conformistico.

metaclub ha detto...

Sono perfettamente d'accordo sul fatto che i concetti di destra e sinistra siano concetti "storici" ma se la vediamo così tutti i concetti sono in un certo senso storici anche se in modo molto diverso.
Non si può chiedersi se Aristotele o Machiavelli siano di destra o di sinistra? In un certo senso questo è vero: destra e sinistra sono categorie legate a un certo contesto storico, a determinate strutture socio-economiche e cosi vià. Del resto può anche essere un'operazione interessante provare a vedere se ci sia un significato di destra e sinistra "formale" o trans-storico...tutto questo ovviamente con una certa consapevolezza.
Una cosa secondo me è utile sottolineare: non si è di destra o di sinistra come si è comunisti o liberali...quelle di destra e di sinistra sono categorie spaziali nel senso che si è di sinistra solo in rapporto a qualcun altro che si ponga alla nostra destra e viceversa: si può passare dalla destra alla sinistra e viceversa anche rimanendo fermi, semplicemente perchè lo spazio politico alla propria sinistra o destra viene occupato da nuovi protagonisti politici. Una sorta di trasformismo involontario, se mi si passa l'espressione. Se volete saperne di più su questo leggete "Sinistra Destra" di Marco Revelli da cui ho tratto alcuni spunti per le considerazioni fatte.

metaclub ha detto...

Sono perfettamente d'accordo sul fatto che i concetti di destra e sinistra siano concetti "storici" ma se la vediamo così tutti i concetti sono in un certo senso storici anche se in modo molto diverso.
Non si può chiedersi se Aristotele o Machiavelli siano di destra o di sinistra? In un certo senso questo è vero: destra e sinistra sono categorie legate a un certo contesto storico, a determinate strutture socio-economiche e cosi vià. Del resto può anche essere un'operazione interessante provare a vedere se ci sia un significato di destra e sinistra "formale" o trans-storico...tutto questo ovviamente con una certa consapevolezza.
Una cosa secondo me è utile sottolineare: non si è di destra o di sinistra come si è comunisti o liberali...quelle di destra e di sinistra sono categorie spaziali nel senso che si è di sinistra solo in rapporto a qualcun altro che si ponga alla nostra destra e viceversa: si può passare dalla destra alla sinistra e viceversa anche rimanendo fermi, semplicemente perchè lo spazio politico alla propria sinistra o destra viene occupato da nuovi protagonisti politici. Una sorta di trasformismo involontario, se mi si passa l'espressione. Se volete saperne di più su questo leggete "Sinistra Destra" di Marco Revelli da cui ho tratto alcuni spunti per le considerazioni fatte.

Lord Russell ha detto...

Xleonardo: ottima analisi! Soprattutto mi piace che hai sottolineato il fatto che gli intellettuali si sono posti di fronte al PCI non in condizioni vincolate ma per loro libera scelta. Volevo solo aggiungere che una delle ragioni forse è da ricercare nell'esigenza morale che ,ad esempio, ha iniziato a sollevare per primo Berlinguer.

Xmetaclub: trans-storico sì, ma fino a un certo punto. Non ci si può porre domande del tipo "Platone era comunista?" perché la categoria di comunista è assolutamente moderna. Al massimo ci si può domandare se in Platone era già presente un progetto di riflessione che poi ha influenzato i movimenti comunisti. Però tu dici che destra e sinistra sono concetti "spaziali". Sono d'accordo, ma questo mi sembra possa caratterizzarne anche alcuni sottoinsiemi. Marx per esempio sosteneva che il comunismo abolisce lo stato di cose presenti. E' naturale quindi che se non c'è uno stato di cose alienante il comunista non può certo fare la rivoluzione! Il comunista si oppone sempre al borghese, cosa che non sempre il socialista di sinistra ha in mente. In estrema sintesi, io dividerei la Sinistra sull'opinione corrente: radicale e moderata (in sensi del tutto da precisare). Per quanto riguarda la destra, da un punto di vista strettamente possibile dividerei anche questa in moderata e radicale. La difficoltà secondo me sta proprio nell'individuare l'opposizione tra i gruppi moderati più che per le classi estreme.

Il Bozz ha detto...

Caro Leonardo,
ma da quale sito hai fatto il copia-incolla?!? Scherzo, ovviamente, lo sai che mi piace prenderti in giro! Vedo che la discussione si fa animata. Ma vorrei darvi un suggerimento: al posto di postare commenti esageratamente lunghi e belli, scrivete direttamente un contributo per la pagina iniziale! I commenti rischiano infatti di cadere nell'anonimato, mettete che uno passi e se ne freghi. Più importante ancora, il blog ha bisogno di andare avanti, ma così si sviluppa ad albero :) Per cui, cari amici, continuate a scrivere! E Leonardo, avrei proprio piacere che scrivessi un articolo per postare sulla home page. Quello sulla cultura di sinistra mi pare molto bello. E questo vale anche per tutti gli altri. Dialoghiamo anche sulla home, e non solo tra i commenti. Grazie a tutti! Luca

Leonardo ha detto...

D'accordo, presto troverete un articolo che in buona parte riprende il mio commento. A presto!

Anonimo ha detto...

Da quello che ho potuto capire, questo post sembra velatamente auspicare,corregimi se sbaglio, un superamento di 'destrismo e sinistrismo': mi domando, se così fosse, quale sarebbero i vantaggi di un superamento. Tu nomini questa divergenza destra/sinistra con il termine dicotomia: io preferisco dualismo (dicotomia implica l'irriducibilità dei termini, mentre a mio parere destra e sinistra non necessariamente si escludono come potrebbe sembrare, ma per questo ci vorrebbe un intero post!))Nella mia esperienza, ho potuto osservare come di questi tempi spesso il dualismo destra sinistra tenda a calzar stretto più per moda o spirito alternativo fine a se stesso che non per un reale -e sofferto- mancato riconoscimento nelle due 'fazioni'o per una capacità di avanzare proposte culturali effettivamente capaci di superare l'antitesi.
Forse non siamo stati formati dalle istituzioni ad un autentica riflessività su certi temi, e questo forse il motivo che ha generato questa aria che tira in Italia di fasulla intolleranza ai dualismi politici.

saluti,

M.C.

Il Bozz ha detto...

Misteriosa (e brillante, a quanto pare) Miss Carnap,
l'hai detto! Per un argomento del genere ci vuole un intero post! E, coem ho già avuto modo, in un commento poco sopra, di far notare, se il blog si sviluppa nella sezione dei commenti e la pagina resta vuota, il sito non va avanti. Questo mi pare lampante. Se la discussione ti stimola e ritieni (non a torto, mi pare) di avere qualcosa da dire sull'argomento, bene! Scrivi un bell'articolo, mandalo a vmetaclub@gmail.com e lo pubblicheremo! Al quale saremo felici di commentare! :) Ma non solo, invita anche altra gente a farlo! É così che il dialogo va avanti, giusto?
Solo una piccola postilla riguardo al contenuto del tuo commento. Nel suddetto, non si sosteneva che la distinzione è da abolire, nè mi pare si prendesse posizione opposta. Semplicemente, come primo articolo di questo blog, voleva far entrare il visitatore nel vivo della questione, presentando i germi del dibattito contemporaneo su destra e sinistra. Voleva semplicemente portare a conoscenza che ci sono posizioni diverse, senza però sposare alcuna di queste. Non sarebbe stato nello spirito dell'iniziativa che stiamo portando avanti. :) Aspettiamo il tuo articolo (e non solo il tuo!).

Anonimo ha detto...

Luca, ti ringrazio per il 'brillante', non credo di esserlo: in realtà la filosofia (tentar di farla, così come di comprenderla al meglio delle possibilità) è sempre stata la mia passione,cerco quindi di portarne alto il buon nome quando sento 'puzza di bruciato':-)
Misteriosa? nient'affatto!
Il mio nome è Rubina, se questo può bastare a far cadere il 'mistero' :-)
In questo periodo sono molto incasinata (causa laurea a dicembre)e non credo proprio che avrei il tempo per scrivere dei post, magari più in là...chissà!
Commentare prende di sicuro poco tempo rispetto a scrivere un post, e richiede minor creatività.
Ti ringrazio comunque per la gentile proposta, vedrò quel che potrò fare.


un saluto,

M.C.

C. ha detto...

Secondo me essere di destra o di sinistra è qualcosa che sta nei valori umani in cui crediamo e va molto oltre a chi votiamo o che politici ci piacciono.

Tutto nasce dalla differenza tra persone.

Una persona di sinistra crede che siamo tutti uguali, crede che tutti siano degni dello stesso rispetto e crede che ci siano dei diritti fondamentali uguali per tutti. Il diritto alla vita, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro etc.
Una persona di sinistra combatte perchè questi diritti siano rispettati e pretende che tutti stiano bene o che possano vivere in maniera decorosa. Una persona di sinistra vede l’umanità come un’alleanza tra persone in cui tutti si preoccupano degli altri.
Una persona di destra dice che la sinistra porta ad un livellamento e che se tutti sono uguali allora nessuno è più motivato a dare il meglio, quindi crede sia meglio che ognuno si occupi di se stesso e della propria famiglia.
Una persona molto molto di destra, poi, è portata ad essere infastidita dalle differenze e crede che una persona povera sia una persona che non si è da data da fare e che una persona straniera debba stare nel proprio paese. Una persona di sinistra si ricorda che ci sono persone figlie di persone ricche che sono ricchi dormendo tutto il giorno e figli di persone povere che sono povere lavorando tutto il giorno.
SIa le persone di sinistra che quelle di destra credono che sia veramente brutto che ci siano bambini senza cibo e bambini col cellulare.
Una persona di sinistra vorrebbe che ci fosse un sistema di leggi che vietasse sfruttamenti e situazioni del genere.
Una persona di destra lascia così le leggi come stanno e fa la carità.

HO cercato di dare una spiegazione imparziale della cosa, riferendo cosa dicono le persone di destra e cosa dicono le persone di sinistra.

Biasimo Inverso ha detto...

In politica, la discriminante tra destra e sinistra è riconducibile a due ossessioni:

- la prima (il tormento della destra) è la fobia verso gli elementi percepiti come incompatibili con i modelli in uso nella società;

- la seconda (l’assillo della sinistra) è l’intolleranza nei confronti dei modelli che appaiono imposti dalla società.

Per afferrare il significato di queste righe, occorre spiccare un salto indietro negli anni, ricordandoci le principali inquietudini che ci hanno assalito durante il processo d’inserimento nella società, quando, da bambini, abbiamo intrapreso a frequentare la scuola, meglio: la classe.
Proprio all’interno della classe abbiamo avuto a che fare con un compagno fonte di un certo disagio: era il “cattivo Giannino”, lo scolaro dall’atteggiamento irriguardoso e dal profitto non proprio brillante, l’alunno seduto all’ultimo banco che quasi certamente ti rubava la merenda, l’abituale ritardatario munito di un solo quaderno, deformato dalle innumerevoli orecchie e zeppo di orribili scarabocchi, il delinquentello dal quale era meglio tenersi alla larga, se non volevi ritrovarti con qualche livido o col grembiule strappato. Ancora: l’irrecuperabile discolo che aveva l’impudenza di mostrare il pistolino alla compagna del secondo banco e che, al rientro dal gabinetto, emanava un terribile odore di sigaretta.
Certamente il “cattivo Giannino” ha costituito, per chi più e per chi meno, un cruccio all’interno della classe/società. Non dobbiamo però scordarci di un altro compagno, origine di angosce forse più devastanti, era il “bravo Pierino”, rampollo di buona famiglia: lo scolaro che occupava il primo banco, attento alla lezione, rispettoso verso gli insegnanti, premuroso nei confronti dei compagni indigenti, beneducato, vestito in modo consono con l’ambiente frequentato, mai spettinato, provvisto di libri foderati e disposti bene in ordine. Quello che riponeva con cura le matite nell’astuccio dopo averle usate, che eseguiva con diligenza i compiti assegnati, nella cui pagella erano riportati i voti più alti, che tutte le mattine sostava davanti al portone della scuola per almeno cinque minuti, nell’attesa della campanella d’ingresso.
Un modello da imitare, la pietra di paragone quando percepivamo l’ansia di non essere all’altezza nella competizione sociale, e ogniqualvolta il rimbrotto del genitore, o l’osservazione dell’insegnante, facevano riferimento, più o meno sottinteso, a quella figura.
Era proprio il “bravo Pierino” che ci turbava particolarmente, soprattutto quando lo avvertivamo imposto dalla società come modello comportamentale.
E’ di fondamentale importanza rimarcare che il “bravo Pierino”, nei propositi della presente “trattazione”, non è da considerarsi bravo in senso assoluto, ma come modello di riferimento che la società, a volte sbagliando, valuta positivamente, ma soprattutto che pretende di imporci. Analogamente il “cattivo Giannino” non va inteso come sicuramente riprovevole, ma come elemento che la società, cadendo non di rado in errore, considera negativamente.
Si può osservare come il disagio generato della figura del “bravo Pierino” prevalga nelle persone emotivamente a sinistra, mentre la fobia nei confronti del “cattivo Giannino” sia una peculiarità della destra.